Vincenzo Angelo Orelli

La Misericordia

Nelle volte delle navate laterali della Basilica di San Martino sono raffigurate una serie di allegorie di Virtù cristiane, che servono al fedele da supporto e meditazione nel viaggio terreno alla ricerca del divino.

L’autore è  Vincenzo Angelo Orelli e la data di esecuzione ci riporta all’incirca al 1805, data in cui il pittore è presente ad Alzano. Le immagini si presentano assai vivaci nella loro impostazione spaziale e caratterizzati da un luminoso colorismo di sapore ancora settecentesco, frutto anche di una stesura a pennellate rapide e frammentarie. Tuttavia  un certo nitore e precisione nel disegno sottolinea l’avvicinamento dell’artista alle nuove tendenze neoclassiche che allora andavano sempre più diffondendosi anche in terra bergamasca.

Si tratta di ben quaranta Virtù, quattro per ogni volticella. Fra di esse, oltre alle canoniche tre Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) e alle Quattro Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza), ne compaiono numerose altre, che sottolineano svariati aspetti di una vita condotta in conformità ai valori cristiani.

Fra queste figure, nella volta della terza campata della navata sinistra, compare la rappresentazione della Misericordia, uno dei temi più profondi e più sentiti della visione cattolica della vita.

L’ARTISTA

Vincenzo Angelo Orelli era nato a  Locarno nel 1751, da una famiglia che annoverava numerosi artisti. Il padre Giuseppe Antonio Orelli, oltre che nel nativo Canton Ticino, aveva lavorato a lungo tra Milano e Bergamo, città nella quale aveva finito col porre la propria bottega in Borgo San Leonardo: a lui tra l’altro si deve, in San Martino, la decorazione della volta della Cappella del Rosario con l’Incoronazione della Vergine.

Vincenzo Angelo, dopo una serie di studi tra Milano e Roma attraverso i quali ebbe modo di acquisire un suo personale bagaglio artistico, tornò nel 1775 a Bergamo, dove il padre gli affidò la direzione della bottega di famiglia. Iniziò quindi una brillante carriera artistica frequentando anche gli ambienti intellettuali cittadini e stringendo amicizie con personaggi influenti dell’epoca, tanto da essere considerato insieme all’amico Vincenzo Bonomini, il principale pittore bergamasco del tempo. Numerosi furono gli affreschi ed i dipinti eseguiti dall’Orelli per le ville dell’aristocrazia locale, ma grande successo ebbero anche le sue opere religiose eseguite per molte chiese della bergamasca. Vincenzo Orelli morì a Bergamo nel 1813.

IL CONTESTO

Come molte altre immagini realizzate per il complesso di San Martino ad Alzano Lombardo, dalle statue in stucco delle Virtù della navata centrale, opera della bottega di Giovanni Angelo Sala, fino agli intagli con Virtù per la Seconda Sacrestia realizzati dai Fantoni, le figure allegoriche dipinte da Vincenzo Orelli nelle navate laterali della Basilica guardano puntualmente come modello a quanto descritto da Cesare Ripa nella sua Iconografia.

Cesare Ripa nacque a Perugia verso la metà del XVI secolo e morì a Roma nel 1622. La sua biografia è comunque estremamente lacunosa. Da giovane entrò al servizio del cardinale Antonio Maria Salviati. Venne poi accolto nell’Accademia degli Intronati di Siena, i cui membri erano dediti allo studio di opere classiche e di medaglie antiche ed ebbe contatti con quella degli Incitati a Roma, città in cui risulta presente dal 1611 al 1620.

La sua Iconologia overo Descrittione Dell’imagini Universali cavate dall’Antichità et da altri luoghi venne pubblicata per la prima volta a Roma nel 1593. Il testo utilizza una svariata serie di fonti, in particolare letterarie ed appare particolarmente ricco e sfaccettato. 

L’opera, “necessaria à Poeti, Pittori, et Scultori, per rappresentare le virtù, vitij, affetti et passioni humane”, si presenta sotto forma di un compendio enciclopedico dove vengono descritte, in ordine alfabetico, le personificazioni di concetti astratti, come la Pace, la Verità o la Prudenza, contraddistinte da attributi e colori simbolici. Nel 1603 il testo venne riedito a Roma, ampliato con con l’aggiunta di numerose voci ed immagini xilografiche. Seguirono presto varie edizioni ed ampliamenti del repertorio scritto ed iconografico da parte dell’autore stesso e poi con aggiunte e revisioni di varie eruditi. L’Iconologia ebbe subito un incredibile successo e vide varie edizioni anche all’estero, in Francia, Germania, Olanda, Inghilterra, che si succedettero per oltre due secoli.

IL SIGNIFICATO

Così è descritta da Ripa la raffigurazione della Misericordia, puntualmente ripresa in simboli, elementi figurativi e persino nell’uso del colore dall’Orelli, che, si ricordi dipinge oltre duecento anni dopo la pubblicazione del testo, confermandone l’importanza presso gli artisti di quei secoli: “Donna, di carnagione bianca, sarà vestita di rosso, […] con una ghirlanda d’oliva in capo, stando con le braccia aperte, ma tenga con la destra mano un ramo di cedro con il frutto, à canto vi sarà l’uccello Pola, overo conacchia, il quale presso a gli Egizi significava Misericordia […]

Nel tenere la braccia aperte […] à guisa di Giesù Christo redentor nostro […] si mostra un segno del desiderio d’aiutare altrui, havendone misericordia, e desiderando sovvenire per compassione alle sue miserie. La ghirlanda d‘ulivo è il vero simbolo di Misericordia nelle sacre lettere, alle quali si deve l’obligo della cognizion vera di questa santa virtù”.

Molto particolare la presenza presso la figura simboleggiante la Misericordia dell’uccello pola. Ci viene in aiuto il Vocabolario degli Accademici della Crusca, che nella sua quarta edizione, tra 1729 e 1738, così spiega “La pola è un uccello che quando vede invecchiare lo padre, e la madre, che non possano volare, fanno loro un nido, e ivi gli pascono”. Immagine forte e chiara della Misericordia filiale, uno dei punti più alti della Virtù cristiana. Scrive infatti Paolo agli Efesini, riprendendo il Quarto Comandamento (che, per primo, apre la seconda tavola della Legge ed i comandamenti orientati alla carità verso il prossimo): “Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa, perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra” (Ef  6, 1-3).

a cura di Riccardo Panigada (Conservatore del Museo d’Arte Sacra San Martino)